Sandro Gozi: “Se Musk non si adegua alle nostre leggi, l’Unione chiuderà X in Europa”

Intervista di Alberto D’Argenio su Repubblica.it, 19 agosto 2024 

“Se Elon Musk non si adegua alle regole europee sui servizi digitali, la Commissione Ue chiederà agli operatori continentali di bloccare X o, nel caso più estremo, imporrà di smantellare totalmente la piattaforma nel territorio dell’Unione”. Ad affermarlo è Sandro Gozi, europarlamentare eletto in Francia con il partito di Emmanuel Macron, segretario del Partito Democratico Europeo che a Strasburgo è membro della presidenza dei liberali di Renew. Questa intervista arriva a valle della polemica tra Elon Musk e il commissario europeo al Mercato Interno, Thierry Breton, che il 12 agosto ha scritto una lettera al magnate del tech per ricordargli che nell’intervista a Donald Trump che avrebbe moderato il giorno dopo su X avrebbe dovuto astenersi dal veicolare fake news e soprattutto messaggi violenti e di odio. La motivazione della missiva era che l’intervista sarebbe stata accessibile anche in Europa. Musk ha risposto postando un dito medio che ha fatto divampare la polemica tra le due sponde dell’Atlantico. E la Lega di Matteo Salvini lo ha sostenuto, criticando Breton e parlando di “censura” in stile Maduro.

Onorevole Gozi, che competenza ha la Commissione europea su un’intervista a un candidato presidenziale Usa?

“Musk come tutti gli altri imprenditori di Big Tech deve prendere atto che in Europa ci sono delle leggi e che vanno rispettate. Parliamo del Digital Services Act (Dsa) che ovviamente si applica anche a X visto che un terzo dei suoi abbonati sono nel nostro continente. Da parlamentare mi sono speso per la sua approvazione a Strasburgo e dunque non solo difendo la lettera di Breton, ma lo avrei criticato se non la avesse scritta. E del resto, noi di Renew avevamo già chiesto a Breton di reagire ai post violenti di Musk rispetto agli episodi razzisti nel Regno Unito”.

Come risponde alle critiche della destra americana ed europea – come la Lega – che accusa Bruxelles di censura?

“E’ un’obiezione infondata usata ad arte da Musk e dai suoi amici della destra estrema. La libertà di espressione non c’entra nulla, l’Europa non vuole impedire alle aziende digitali di ospitare dei post, ma vogliamo bloccare la viralità dei contenuti considerati estremisti, innanzitutto dell’incitazione all’odio in quanto minano il funzionamento democratico delle nostre società e nella vita reale possono portare a episodi violenti. Diffondere in modo virale contenuti violenti online può portare alla violenza offline. Non siamo più al far west digitale, l’Europa è il primo continente ad avere regolato la materia mentre gli Usa sono indietro. Musk fa finta di dimenticarlo, ma il Regolamento Dsa serve proprio a questo, dobbiamo imporlo a tutti, a partire da X. Gli va spiegato in inglese: “Freedom of speech is not freedom of reach”.

Perché Breton ha scritto preventivamente proprio a Musk sull’intervista a Trump?

“I post di Trump hanno avuto un ruolo molto chiaro nell’assalto al Congresso e lo stesso Musk pochi giorni fa ha incitato all’odiosostenendo le squadracce di estrema destra che hanno messo a ferro e fuoco il Regno Unito. Salvini é esattamente su questa scia: non sorprende quindi che confonda la libertà di espressione con la violenza online. D’altra parte, quando ha comprato Twitter, Musk ha smantellato i servizi che assicuravano moderazione e trasparenza. In questo contesto, la Dsa autorizza il commissario competente, ovvero Breton, ad agire preventivamente – non quando il danno è già stato fatto – e in autonomia per impedire che incitamento all’odio, violenza verbale e disinformazione alterino il processo democratico europeo. E ha fatto bene in quanto Musk aveva annunciato l’intervista in grande stile, parlando del più grande evento trasmesso della storia del web”.

Quali sono le conseguenze se nei prossimi mesi Musk non si allineerà al regolamento europeo?

“Visto che troppo potere senza trasparenza rappresenta un pericolo per il funzionamento della nostre società, il Dsa prevede che se una piattaforma non rispetta gli obblighi di moderazione e non prende le misure necessarie contro contenuti violenti e la disinformazione, si possono applicare sanzioni periodiche fino al 5% del fatturato medio giornaliero mondiale per ogni giorno di ritardo nell’ottemperare alle misure correttive. E nei casi più gravi si può arrivare sino alla chiusura della piattaforma stessa – in questo caso di X – e in ogni caso alla richiesta agli operatori Telecom di bloccare l’accesso al sito”.

Sarebbero misure estreme.

“Negli Usa, dove le Big Tech sono molto influenti, c’è un vuoto normativo di cui Musk approfitta. In Europa non è più così, il Dsa è rivoluzionario ma ora deve affrontare i primi test di credibilità nella sua applicazione. Per questo Breton va sostenuto e d’altra parte la lettera era stata scritta dai suoi funzionari e aveva passato il vaglio dei servizi giuridici della Commissione, dunque dal punto di vista legale era inattaccabile. Ovviamente l’Europa non vuole interferire minimamente nel processo elettorale degli Stati Uniti, si limita a ricordare gli obblighi previsti dalle nostre leggi”.

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